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PER SALVARE L'ITALIA







SALVIAMO  L’ITALIA  !

Quando la cancrena invade un arto, questo bisogna tagliarlo. I tumori maligni vanno estirpati, prima che la metastasi colpisca tutti gli altri organi. In Italia non bastano le tradizionali e poco invasive cure, servono drastici interventi chirurgici contro la corruzione, la mala-politica, le mafie.

Per questo servono nelle istituzioni, ad alti livelli, personalità autorevoli, capaci di rimettere ordine e legalità nel nostro Paese, che rischia seriamente il collasso morale e sociale. Serve soprattutto il risveglio di tutti i cittadini onesti che richiedano e appoggino nuove iniziative, di persone oneste e colte, per una politica nuova, onesta, corretta, scevra di interessi faziosi, che privilegino caste, che favoriscano interessi privati in danno di quelli per la collettività, …..altrimenti, non potrà mai essere sufficiente l'opera di pochi e volenterosi magistrati, se essi resteranno isolati e saranno anche contrastati, come è stato nei confronti di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino e nulla potrà salvare l’Italia dal malaffare e quindi da un drammatico declino.


IL VOTO
Il voto è uno strumento di difesa del cittadino, a tutela dei suoi diritti, ma esso può diventare un’arma di offesa contro di lui e della sua famiglia, se utilizzato a fini di privati interessi altrui.
Colui che ridà il voto a chi ha già dimostrato di averlo usato per scopi personali, di carriera o di lucro, e lo fa al fine di uno scambio di favori oppure comunque non per una sua libera scelta, esercita in quel momento un atto moralmente e civilmente indegno e che è fonte di ulteriori prevaricazioni e ingiustizie.



" Ci troviamo di fronte a menti raffinatissime che tentano di orientare certe azioni della mafia. Esistono forse punti di collegamento tra i vertici di Cosa nostra e centri occulti di potere che hanno altri interessi. Ho l'impressione che sia questo lo scenario più attendibile se si vogliono capire davvero le ragioni che hanno spinto qualcuno ad assassinarmi.”
Giovanni Falcone
Io accetto, ho sempre accettato più che il rischio […] le conseguenze del lavoro che faccio, del luogo dove lo faccio e, vorrei dire, anche di come lo faccio. Lo accetto perché ho scelto, ad un certo punto della mia vita, di farlo e potrei dire che sapevo fin dall’inizio che dovevo correre questi pericoli. La sensazione di essere un sopravvissuto e di trovarmi, come viene ritenuto, in estremo pericolo, è una sensazione che non si disgiunge dal fatto che io credo ancora profondamente nel lavoro che faccio, so che è necessario che lo faccia, so che è necessario che lo facciano tanti altri assieme a me. E so anche che tutti noi abbiamo il dovere morale di continuarlo a fare senza lasciarci condizionare dalla sensazione che, o financo, vorrei dire, dalla certezza, che tutto questo può costarci caro.
Paolo Borsellino


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