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Le verità nel sud-Italia



IL SISTEMA “ CAPESTRO “  per il SUD-ITALIA 




Dall’ultimo Rapporto SVIMEZ  si rileva che  Il Sud Italia è in recessione – Si allarga progressivamente e in modo drammatico il “gap “ fra nord e sud . Infatti , attualmente viene applicato un  Sistema economico  “ capestro “  dei finanziamenti pubblici  nei riguardi di alcuni  enti locali , principalmente in danno di quelli del Meridione , in quanto che esso è  basato sulla cosiddetta “ spesa storica “




In pratica , l’ assegnazione di risorse economiche vengono commisurate da parte dello Stato  sulla base delle spese sostenute nell’anno precedente . Quei Comuni  che hanno speso di meno , hanno diritto ad un’assegnazione di denaro inferiore , rispetto a quelli che dimostrano di avere sostenuto una spesa maggiore e che perciò avranno un maggiore finanziamento .




 Una palese e gravissima ingiustizia , che determina anno su anno il drammatico fenomeno di una “recessione economica" in danno di parecchi Comuni del Meridione d’Italia , con tassi allarmanti di disoccupazione , specie giovanile , con fasce sociali sempre più ampie di povertà assoluta , con un aggravamento anche di fenomeni di attività illecite , di sfruttamento umano in materia di lavoro , di traffici illegali gestiti dalla criminalità organizzata , che impone il suo potere con intimidazioni e violenza, dando luogo ad atti e comportamenti di corruzione e abusi nella gestione del denaro pubblico , degli appalti e delle opere pubbliche . La colpa di tutto ciò , però , è da addebitarsi , oltre che al malcostume di certi politici e amministratori pubblici in sede locale , fondamentalmente alla distorta e ingiusta politica dei governi nazionali , che si sono succeduti dal 2009 in poi . 



Infatti , a dieci anni dalla “ legge Calderoli “  sul federalismo, i dati dimostrano che c’è qualcosa nel meccanismo che funziona male .  Se questa norma, la legge 42 del 2009 , e la Costituzione fossero realmente applicate ,  i fondi sarebbero ripartiti tra comuni in maniera diversa, a vantaggio , sicuramente e specialmente ,  di alcune città del Sud che, invece, ora risultano penalizzate.


La legge Calderoli  ha previsto la istituzione di un “ fondo perequativo di “solidarietà “ dei Comuni , tale che avrebbe dovuto coprire “ integralmente “ la differenza fra capacità fiscale ( i proventi IMU e TASAI )  e il fabbisogno per i servizi pubblici ai cittadini . Mentre , attualmente tale meccanismo si applica  “ solo per circa il 22 % “  e per il resto lo Stato versa ai Comuni le risorse sulla “ spesa storica “ .


 L’analisi dei dati ha fatto emergere diversi punti di rottura dell’ingranaggio del federalismo fiscale: da un lato mancano i Lep, cioè i “ livelli essenziali delle prestazioni “ , introdotti dalla riforma del titolo V della Costituzione; dall’altro lato ,  il calcolo dei Fabbisogni standard dei Comuni altro non fa che ricalcare la vecchia spesa storica, molto diseguale nelle diverse parti del Paese. 

Il resto l’hanno fatto i tagli agli enti locali, con la conseguenza di una evidente “ cristallizzazione “ del divario tra Nord e Sud.
Il calcolo dei Fabbisogni standard è il vero problema. Dai dati emerge che sono i comuni del centro-nord Italia - ad avere i maggiori fabbisogni. In particolare i comuni della Toscana (727 euro pro capite in media) seguiti da quelli dell’Emilia Romagna (724 euro pro capite). In coda alla classifica la Campania (584 euro), la Puglia (567) la Calabria (535). 


La ragione di tutto ciò sta nel fatto che i comuni che hanno spese nulle o limitate per i servizi , si vedono riconosciuti fabbisogni bassi.


Se il sistema non si fosse inceppato, la ripartizione del “fondo di solidarietà “ comunale avrebbe dato tutt’altri frutti, ecco quali:  il Comune che avrebbe guadagnato di più in questo scenario è Giugliano, in Campania, dove oggi mancano all’appello 33 milioni di euro (270 euro pro capite). Reggio Calabria avrebbe dovuto ricevere 41 milioni in più, 229 euro a testa. Seguono Crotone (3 milioni, 206 euro a cittadino), Taranto (39 milioni, 198 euro pro capite). Catanzaro (15 milioni, 168 euro pro capite), Bari (53 milioni, 166 euro pro capite). Ma il Comune che perde di più in termini assoluti è Napoli (159 milioni, 164 euro pro capite).
Ma l’applicazione integrale della Legge 42 gioverebbe anche ai grandi Comuni del Nord, colpiti dai recenti tagli agli enti locali: 91 euro a persona riceverebbe Torino, oltre 70 Milano e Bologna.

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